Professioni stressogene, l’odontoiatra tra le prime della classifica

Negli ultimi anni si va distillando una attenzione sempre maggiore nei confronti dello stress correlato al lavoro.

È proprio il caso di dire che si tratta di stress causato dal lavoro; già, ma ci sono professioni che implicano un grado ed un livello di stress assai maggiori per gli operatori rispetto ad altre professioni.

Un articolo edito recentemente su un noto quotidiano, citando uno studio effettuato presso l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Università di Manchester, dimostra infatti che “lo stress influenza tutte le categorie di lavoratori”.

È stata stilata una vera e propria scala internazionale che assegna valori da 0 a 10 alle professioni con l’obiettivo di classificare quelle più stressanti.

OCCUPAZIONE STRESS
Minatori 8,3
Poliziotti 7,7
Guardie carcerarie 7,5
Lavoratori edili 7,5
Piloti 7,5
Giornalisti 7,5
Pubblicitari 7,3
Odontoiatri 7,3
Attori 7,2
Medici 6,8
Infermieri 6,5
Produttori cinematografici 6,5
Personale ambulanza 6,3
Musicisti 6,3
Pompieri 6,3
Insegnanti 6,2
Assistenti sociali 6,0
Manager gestione del personale 6,0

Professioni stressogene

Quella del dentista, quindi, viene ormai a pieno diritto considerata una tra le professioni più stressogene.

Numerose sono infatti le statistiche che dimostrano quanto le seguenti condizioni generino preoccupazioni, ansietà, quindi, sostanzialmente, stress:

  • trascorrere molte ore del giorno, per almeno cinque giorni su sette, in una posizione scomoda ed innaturale;
  • lavorare nella sfera “intima” del paziente, che rimane sdraiato in una posizione di passività, con la cavità orale aperta, in cui il dentista opera, magari producendo dolore;
  • percepire le aspettative del paziente in termini di risultati da ottenere in tempi ristretti;
    occuparsi dell’attività di gestione dello studio dentistico;
  • gestire il rapporto con il personale, i collaboratori ed i fornitori.

Si possono evidenziare svariate situazioni in cui il dentista si trova ad operare sotto pressione, ma vi sono almeno due cause principali di stress per il professionista del dentale:

  1. perdita del controllo. Il livello di funzionamento mentale ed operativo risulta di gran lunga più proficuo quando si ha il controllo di sé, del proprio operato (avendo cura di assumersi la responsabilità di successi e fallimenti), del benessere del paziente e del personale di studio;
  2. perdita della motivazione. Porsi obiettivi irrealistici o avere ambizioni eccessive porta alla frustrazione e alla perdita di passione per il proprio lavoro. Un rischio paventato è la tendenza al perfezionismo, attitudine che può avere ripercussioni negative e condurre allo stress da lavoro.

Per il dentista impegnato a districarsi quotidianamente nella fitta selva di problemi riguardanti la sfera personale e professionale, può essere utile imparare a riconoscere ed accettare i segni del disagio.

  • Consapevolezza: è importante sapere che ci si può fidare del proprio team. Cercare di valorizzare il proprio operato e quello dei collaboratori, senza rimanere agganciati a pensieri ossessivi (del tipo: “come sarebbe se avessi più introiti o pazienti o se i colleghi fossero diversi”), aiuta a costituire un ambiente di lavoro sano e rispettoso.
  • Risoluzione del problema: quando si verificano imprevisti o frizioni con il team o con il paziente, è importante rendersene conto e affrontare l’ostacolo piuttosto che evitarlo ed essere deconcentrato.
  • Evitare il “burn-out”: significa non accettare passivamente una progressiva perdita di entusiasmo verso il lavoro, ritardi decisionali, e procrastinazione del lavoro noioso. Tenere sotto controllo irritabilità, spossatezza fisica e mentale che possono portare ad una sorta di “spersonalizzazione”. È importante ricordare alcuni di questi segnali, se interpretati correttamente, si propongono come catalizzatori di un cambiamento che può portare a migliorare la qualità della vita.

È fondamentale un approccio equanime nell’ammettere che possono essersi venute a creare alcune difficoltà sia di natura pratica che relazionale, senza per questo ritenersi inadeguati come professionisti, e provare a risolvere i problemi soprattutto con l’aiuto del team. Una volta individuate le aree problematiche, è necessario assumersi la responsabilità della loro risoluzione, ad esempio creando un protocollo di prevenzione del contenzioso con i colleghi o con i pazienti.

RISULTA ALTRESÌ IMPRESCINDIBILE RITAGLIARSI DEL TEMPO PER UNA FISIOLOGICA “DECOMPRESSIONE” DAL LAVORO E SEPARARE LA VITA PROFESSIONALE DA QUELLA SOCIALE, AFFETTIVA E PRIVATA.

Quando si percepisce di essere “stressati”, cioè stanchi, affaticati, irascibili, non si dorme bene durante la notte, ci si deconcentra spesso e facilmente, è opportuno accettare che si sta attraversando una fase di idiosincrasia con sé stessi e con il proprio lavoro. Quindi, si possono mettere in atto alcune azioni concrete per migliorare la qualità della vita e del tempo di lavoro:

  • programmare una pausa dal lavoro, camminare per una breve passeggiata, optare per uno spuntino fuori dall’ufficio; ascoltare musica;
  • eseguire con regolarità una attività sportiva: l’adrenalina in eccesso, causata dallo stress, viene in parte annientata dall’ esercizio fisico;
  • talvolta, quando la valvola di sfogo non basta più, si rende necessario iniziare una psicoterapia. Tra le tecniche di rilassamento lo yoga è particolarmente adatto al personale di studio poiché agli indubbi benefici psicologici unisce una azione benefica sull’elasticità muscolare e articolare che aiuta a tollerare le impegnative posture di lavoro;
  • controllare l’alimentazione per non appesantirsi troppo o rimanere scarichi perché a corto di energie;
  • programmare l’agenda: è necessario avere spazio sia per le urgenze che per la gestione manageriale dello studio, che è una vera e propria attività produttiva come quella clinica;
  • investire tempo e denaro nella formazione del personale e dei collaboratori è un ottimo investimento: non solo il team risulterà più coeso, ma sarà anche competente e preparato a gestire forme nuove e vecchie di criticità.

Lo stress, quindi, causa danni per la salute e allo studio. Dunque come prevenire lo stress per evitare effetti collaterali?

Il dentista, com’è noto, trascorre una quota molto consistente del proprio tempo a fare diagnosi, ad operare clinicamente sul campo e ad educare i pazienti, ovvero i clienti “esterni” che gli danno da vivere. Ma, una volta elaborata l’attività di studio, il dentista inizia un nuovo lavoro: deve gestire il personale, i collaboratori, ossia i clienti “interni” cui dà da vivere e che, se sa valorizzare, si trasformano in una risorsa per la piccola impresa che gestisce. Tutto questo gli richiede tempo, impegno, concentrazione, fatica.

Nello studio dentistico lo stress genera impulsi negativi: il dentista, suo malgrado, finisce con il prendere decisioni senza la necessaria lucidità e soluzioni prive di creatività.

I rapporti con i colleghi si arrugginiscono; la burocrazia, i tempi stretti, i rapporti con i fornitori, gli imprevisti (guasti, allagamenti, …) alimentano risentimenti e rancori che impattano sul servizio di cure dentali che, quindi, perde di qualità.

Per prevenire queste disastrose conseguenze causate dallo stress, è utile seguire alcuni passaggi anche nella gestione dei collaboratori.

Selezione consapevole dei collaboratori. In un’epoca in cui la domanda di lavoro è in esubero rispetto all’offerta, per scegliere un collaboratore spesso si ha a disposizione più di un candidato e la scelta fatta deve seguire un criterio preciso.

Valutare i curricula per cercare il giusto bilanciamento tra educazione ed esperienza per il ruolo e ricercare (sul web) il profilo social del candidato sono due passaggi che consentono già di escludere alcune persone. L’ultima istanza è l’intervista: è utile chiedere al candidato quali siano i suoi punti di forza e i difetti, in modo da profilarne la personalità.

È utile capire perché abbia interrotto il rapporto di lavoro, in modo da non scegliere subito a pelle, ma completando tutte le interviste programmate. Eventualmente, poi, si può eseguire una seconda intervista per scegliere tra due candidati.

Fornire al collaboratore i giusti mezzi per aiutarlo a crescere professionalmente. È un errore comune ritenere che i nuovi membri del team siano in grado di eccellere anche senza guida. Oppure che sappiano già come muoversi in uno studio ed in un team nuovi.

È necessario fornire loro dettagliate descrizioni del lavoro che devono svolgere e poi lasciare spazio per la crescita autonoma, senza tralasciare continui confronti.

Bloccare i conflitti sul nascere. Il paziente è il primo a subodorare i conflitti nel team e può decidere di cambiare dentista, qualora percepisca tensioni.

Ad esempio un nuovo membro del team può mutare le abitudini cristallizzate dei colleghi e creare tensioni e litigi. Ogni piccolo conflitto non va trascurato ma subito affrontato.

Imparare a fidarsi dei colleghi e delegare. L’abitudine consolidata è quella di pensare che il dentista, proprietario dello studio, debba essere coinvolto in ogni decisione anche se secondaria. Probabilmente, dietro questo genere di tendenze, si celano difficoltà a fidarsi dei collaboratori e a concedere anche il minimo potere ad altri.

Questo atteggiamento provoca stress in tutto il team e notevole frustrazione nei collaboratori che non potranno mai crescere realmente.

È importante dimostrare al team che si può rinunciare ai controlli minuziosi, chiedendo altresì aggiornamenti sui lavori svolti senza entrare nei dettagli e non sentirsi in dovere di essere coinvolto.

Tale alleggerimento del proprio lavoro, a favore di un maggiore investimento emotivo e professionale verso i collaboratori, rende la vita all’interno dello studio di gran lunga meno stressante.

Fonte: Doctoros.it