“Cure dentarie anche alle fasce deboli ma serve un intervento dello Stato”

INTERVISTA A RAFFAELE IANDOLO, DA GENNAIO NUOVO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ALBO ODONTOIATRI IN SENO ALLA FNOMCEO. “NOI SIAMO PRONTI A FARE LA NOSTRA PARTE ANCHE DIMEZZANDO LE TARIFFE, SONO PERÒ NECESSARIE DELLE STRUTTURE PUBBLICHE”

Roma «Noi abbiamo delle proposte di odontoiatria sociale, quelle cioè che consentirebbero anche agli strati meno abbienti di avere le cure dentali, ma è evidente che anche le strutture pubbliche debbano metterci qualcosa». Raffaele Iandolo, dallo scorso mese nuovo presidente della Commissione Albo odontoiatri in seno alla Fnomceo (la federazione degli ordini dei medici), mostra disponibilità ad offrire delle cure odontoiatriche a costi calmierati ai cittadini delle fasce di reddito più basse. Ma non sembra nutrire molta fiducia nella possibilità che il settore pubblico possa fare qualcosa. Dottor Iandolo, l’Italia dà una buona copertura sanitaria ai propri cittadini, nonostante le falle e la malasanità che ogni tanto emergono. Perchè però non c’è alcuna copertura per la cura dei denti? «In effetti, lei ha ragione per quanto riguarda la sanità nel suo complesso. L’Italia è uno dei paesi più equi e solidali in materia sanitaria. Però è vero che ben il 90% della spesa sostenuta dagli italiani per i denti finisce nell’attività libero-professionale e quindi grava direttamente sulle famiglie senza l’intermediazione del pubblico. Sul perchè le cure dentarie siano rimaste di fatto fuori dalla copertura nazionale il discorso da fare è complesso». Ce lo spieghi. «La verità è che se in Italia l’odontoiatria è tradizionalmente legata alla libera professione ciò è dovuto al fatto che si stenta a trovare soldi pubblici: le regioni, salvo alcune più virtuose come Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto, non hanno fondi. Inoltre, va detto che l’odontoiatria è una branca molto difficile da gestire per il pubblico». Perché? «Quando il settore pubblico gestisce direttamente questa branca o la dà in convenzione, trova difficoltà nel tenere sotto controllo i costi. Laddove questi servizi esistono i costi risultano abbastanza sostenuti». Quanto sostenuti? «Non abbiamo una media precisa ma in alcuni casi si superano i costi di analoghe strutture private anche del 100 per cento». Siamo alle solite, quando c’è di mezzo il pubblico qualcuno cerca di approfittarsene? «No. È soprattutto una questione di ottimizzazione ergonomica nell’organizzazione dello studio e del tempo. In uno studio dentistico il costo maggiore è il tempo e se questo non è ottimizzato ecco che le spese globali salgono. Comunque c’è anche da dire che l’odontoiatria è una branca che costa molto e dove è difficile avere una riduzione dei costi». Eh sì, costa molto: in questi anni di crisi molte persone hanno dovuto tagliare la spesa per il dentista. Gli odontoiatri hanno visto ridurre il loro reddito? «Gli accessi agli studi dentistici si sono effettivamente ridotti ma complessivamente i redditi degli odontoiatri si sono ridotti meno di quelli di altri professionisti, almeno dal punto di vista dell’evidenza fiscale». Voi avete delle proposte per rendere più accessibili le cure dentistiche anche agli italiani meno abbienti? «Sì, le abbiamo. Noi siamo disponibili a offrire il nostro servizio gratis o a prezzi calmierati per le fasce deboli della popolazione. A due condizioni, però”. Quali? «1) Che il settore pubblico apporti la struttura a costo zero e 2) che in accordo con il Ministero si attuino progetti di valorizzazione della professione odontoiatrica, anche attraverso strumenti di comunicazione tipo Pubblicità Progresso». Ci sono già strutture di questo tipo? «Sì. In alcune regioni c’è qualche prestazione a prezzo calmierato. Ad esempio, in alcuni casi, la regione mette il paziente in condizione di accedere a protesi costose senza pagare o pagando solo un ticket. Però tutto questo non basta: c’è bisogno di un intervento più generalizzato a favore delle fasce sociali più deboli». Questo sì che sarebbe un programma politico concreto, ben diverso dalle fumose promesse elettorali spesso irrealizzabili. «In passato c’è stata qualche proposta, sia nel centro destra e che nel centro sinistra, di odontoiatria sociale. Mi auguro che questi progetti siano ripresi nella nuova © RIPRODUZIONE RISERVATA legislatura». Mentre si attende un intervento pubblico che per ora non c’è, voi subite da qualche tempo una nuova concorrenza da grandi strutture che pubblicizzano prezzi molto bassi. Che ne pensa? «Spesso quei prezzi sono soltanto uno specchietto per le allodole: la visita gratuita è soltanto l’occasione per agganciare un paziente per poi propinargli cure costose. Anzi, le dirò di più: spesso queste strutture sono più uno strumento per vendere delle protesi, a cui è agganciato anche un finanziamento, che una vera e propria prestazione professionale». Se è così chi dovrebbe intervenire per controllare e garantire quindi i pazienti? «Come Ordine stiamo facendo una battaglia nel rispetto del nostro codice deontologico e per valorizzare le norme di legge già esistenti, ad esempio quelle che riguardano la pubblicità ingannevole». Lei invoca l’intervento dell’Ordine. Ma è raro che gli Ordini professionali intervengano, no? «Nel nostro caso lo fa. Le potrei citare centinaia di casi di interventi disciplinari effettuati. Da poco è stata fatta una legge. Voluta dal ministro Lorenzin, per perseguire, penalmente e civilmente, i prestanome. Noi siamo contro gli abusivi ma anche contro i nostri colleghi che fanno da prestanome». MILIONI DI EURO Sono i fondi messi a 6 disposizione dei liberi professionisti dalla Regione Marche, 30 mila euro al massimo per uno In basso, Raffaele Iandolo, presidente Commissione Albo odontoiatri in seno alla Fnomceo Qui sopra, Filippo Anelli (2), presidente della Fnomceo e il ministro della sanità, Beatrice Lorenzin (2) 62 MILA DENTISTI Sono tanti gli iscritti all’Albo nel 2017, di cui circa 33 mila “odontoiatri puri” e 28 mila “doppi iscritti”, nel senso che sono anche medici chirurghi, ma queste figure sono a esaurimento.

Fonte: La Repubblica