Pubblicità sanitaria, stop a spot “promozionali o suggestivi”. Boldi (Lega): «Indurre scelta su basi propagandistiche danneggia utenti»

Passato in manovra l’emendamento proposto della deputata leghista Rossana Boldi che ‘depotenzia’ la legge Bersani sulla comunicazione sanitaria. In caso di violazioni il testo prevede che gli ordini professionali procedano in via disciplinare nei confronti dei professionisti o delle società iscritti segnalando tali violazioni all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni

Nelle pubblicità sanitarie delle strutture private di cura e degli iscritti agli Ordini delle professioni sanitarie sarà vietato «qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestivo». Questo il cuore dell’emendamento introdotto nella manovra economica alla Camera che andrà a costruire, insieme a tante altre proposte, la finanziaria 2019. L’autrice è la vicepresidente della Commissione Affari Sociali Rossana Boldi, Lega. Gli spot potranno contenere solo informazioni funzionali all’oggetto di garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari escludendo qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestionale. Un provvedimento fortemente appoggiato da Roberto Carlo Rossi,presidente dell’OMCeO Milano e dalla CAO – Commissione Albo Odontoiatri e invece contestato dalla presidente Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) Barbara Cittadini.

«Imboccare questa strada è importante perché credo che negli anni, da quando è passata la legge Bersani, il sistema stia pian piano scivolando verso una pubblicità ingannevole a danno dei pazienti», commenta a Sanità Informazione Rossana Boldi prima firmataria dell’emendamento che andrà a stravolgere le strategie comunicative delle aziende sanitarie. Infatti la legge 248/2006 (c.d. Decreto Bersani), prevede la possibilità di pubblicizzare servizi professionali puntando alla liberalizzazione in materia di pubblicità sanitaria e trovando applicazione non solo per i professionisti ma anche per le strutture sanitarie gestite da società di capitali.

Dunque stop a tariffe promozionali, a messaggi sul cellulare, a pubblicità televisive e radiofoniche a carattere suggestivo e promozionale «per permettere al paziente di decidere in totale libertà», prosegue la Boldi ai nostri microfoni che aggiunge: «È fondamentale che l’utenza valuti elementi veri, senza nutrire aspettative montate da spot che possono indurre scelte. Influenzare l’utenza non è giusto».

La norma prevede anche che le strutture sanitarie, oltre a controllare attentamente le comunicazioni trasmesse ai cittadini, dovranno anche dotarsi di un Direttore sanitario responsabile in caso di informazioni che trasgrediscono la regola. «Questo per perseguire un’ottica di trasparenza e veridicità» spiega la prima firmataria. Le uniche informazioni permesse dovranno essere funzionali all’oggetto di garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari escludendo qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestionale. Nella nuova formulazione dell’emendamento viene meno la parte che chiedeva, in presenza di comunicazioni diffuse a livello nazionale, una verifica preventiva da parte degli Ordini circa la correttezza delle informative sanitarie proposte.

In caso di violazioni il testo prevede che gli ordini professionali sanitari territoriali “procedano in via disciplinare nei confronti dei professionisti o delle società iscritti segnalando tali violazioni all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ai fini dell’eventuale adozione dei provvedimenti sanzionatori di competenza”.

Fonte: sanitàinformazione.it