Un’inchiesta di Fanpage ha documentato la vicenda con una telecamera nascosta a seguito di una denuncia arrivata al Gay Center di un paziente rifiutato in uno studio dentistico privato di Roma. Sul caso è intervenuta la ministra della Salute: “Mi occuperò personalmente della questione. Nessun operatore della sanità può pensare di agire in base al pregiudizio e non sulla scorta delle evidenze scientifiche”. Ma per l’Andi: “Il collega, in questo caso, ha fatto bene qualora abbia ritenuto di non avere quelle dotazioni strutturali, tecnologiche e organizzative necessarie”.
12 GEN – “Non è accettabile che una persona sieropositiva sia cacciata da uno studio odontoiatrico perché non in grado di gestire un paziente con Hiv”. Così la ministra della Salute, Giulia Grillo, ha commentato l’inchiesta di Fanpage che ha documentato la vicenda con una telecamera nascosta a seguiro di una denuncia arrivata al Gay Center di un paziente rifiutato in uno studio dentistico privato di Roma.
Il servizio mostra come le persone con Hiv siano ancora oggi discriminate, in particolare, dai dentisti. “La denuncia di Fanpage.it che ringrazio, ci mostra quanto sia forte ancora oggi la discriminazione per le persone con HIV. Mi occuperò personalmente della questione. Nessun operatore della sanità può pensare di agire in base al pregiudizio e non sulla scorta delle evidenze scientifiche. Anche perchè esistono linee guida per la gestione dei pazienti odontoiatrici sieropositivi. Ho già chiesto ai tecnici del ministero di effettuare le verifiche del caso. Incontrerò al più presto le associazioni che si impegnano ogni giorno nella lotta contro l’Aids. I pregiudizi sui malati non possono essere tollerati”, ha spiegato Grillo.
Ma per il presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi), Carlo Ghirlanda, interpellato dall’Adnkronos Salute, “non c’è stata nessuna discriminazione, ma il collega ha applicato le regole”.
“Lo studio odontoiatrico non è aperto al pubblico ma privato, quindi il dentista può per legge effettivamente scegliere o meno se intervenire, a parte nei casi di urgenza, se il paziente ad esempio si sente male, in cui è tenuto a prestare la sua opera. Lo studio privato – ha spiegato – non è un ambulatorio, per cui alcuni studi sono attrezzati e altri no. Il collega, in questo caso, ha fatto bene qualora abbia ritenuto di non avere quelle dotazioni strutturali, tecnologiche e organizzative necessarie. Ha quindi agito correttamente, rispetto alle sue prerogative organizzative, per tutelare il personale di studio, se stesso e i pazienti successivi, secondo prudenza in termini di prevenzione del rischio”. Il presidente Andi ricorda, comunque, che “la maggior parte degli studi curano pazienti sieropositivi, ma con la dovuta organizzazione, come ad esempio riservandosi orari e tempi opportuni”.
Sul caso è intervenuto anche il presidente di Amigay, Manlio Converti: “Il presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani Carlo Ghirlanda, si arrampica sugli specchi cercando di giustificare il collega ed afferma che lo studio privato non sia un ambulatorio. Quindi cos’è? La normativa di settore prevede che tali misure siano adottate, nei confronti di ogni paziente, a prescindere dalla conoscenza dello stato di sieropositività. Qui interviene la logica. Siccome le persone sieropositive non hanno l’alone viola fosforescente attorno e siccome è vietato per legge chiedere a tutti a priori gli esami sierologici per l’HIV, che comunque potrebbero avere una latenza di falso negativo, si deve applicare in ogni studio medico e dentistico ogni precauzione possibile”.
“La precauzione è per il paziente sieropositivo! Non per il dentista o per gli altri pazienti. E’ questi ad essere a rischio di sovrinfezione mentre, come ci spiega anche il sito del Ssn non si può trasmettere l’infezione attraverso gli strumenti usati dal dentista, perché il dentista deve utilizzare comunque sempre strumenti sterilizzati oppure strumenti usa e getta (monouso)”, ha concluso Converti.
Fonte: quotidianosanità.it