Piani di trattamento respinti da Previmedical, la CAO di Cuneo presenta esposto al giudice: verificate se è esercizio abusivo di professione

Può Previmedical o altra società di servizi che gestisce per conto dei Fondi integrativi gli adempimenti burocratici, decidere se il piano di trattamento redatto dal dentista abilitato e convenzionato è ammissibile o meno, non sulla base di questioni contrattuali legate alla convenzione ma sulla base di una valutazione clinica? 

A porre il quesito sembrerebbe essere stata la CAO di Cuneo che nei giorni scorsi avrebbe sollevato la questione presentando un esposto al Tribunale. 

Il condizionale è d’obbligo visto che il presidente CAO di Cuneo Gian Paolo Damilano, sentito da Odontoiatria33 telefonicamente, non conferma ma non smentisce aggiungendo: “Negli anni si è assistito ad una proliferazione indiscriminata di nuovi fondi, ma anche all’emergere di problemi probabilmente non previsti dal legislatore quando, in presenza di risorse pubbliche decrescenti, si diede avvio al sistema dell’assistenza sanitaria integrativa. Come Ordine abbiamo il preciso dovere   di verificare che non venga messa a rischio la salute del cittadino segnalando situazioni non chiare sulle quale si dovrà intervenire. Mi compiaccio che sull’argomento anche la CAO Nazionale, con dichiarazioni rilasciate dal presidente Iandolo, abbia dimostrato preoccupazione”. 

Proprio ieri Odontoiatria33 aveva posto il problema dei piani terapeutici “bocciati” da Previmedical per questioni cliniche, ed alcuni lettori ci hanno subito segnalato l’azione della CAO di Cuneo. Secondo quanto siamo riusciti a sapere, l’esposto nascerebbe da due segnalazioni ricevute in tempi diversi dalla CAO Cuneo: uno di un dentista iscritto ed uno di un paziente. 

Il primo, un dentista convenzionato con Previmedical, segnalava il caso di un piano di trattamento che prevedeva l’inserimento di due nuovi impianti, ad integrazione di altri già presenti, per permettere una più agevole riabilitazione fissa. Piano di trattamento non autorizzato perché “i supporti presenti sono già sufficienti”. 

Situazione simile quella segnalata da un paziente, iscritto al fondo metàSalute che si è visto non autorizzare da Previmendical (che gestisce le pratiche per conto di metàSalute) il piano di trattamento in quanto la diagnosi non era accettata. Inoltre, secondo quanto racconta il paziente, Previmendical proponeva direttamente al paziente, in alternativa, un altro tipo di terapia giudicata dal paziente di minore qualità. 

Secondo quanto raccontato ad Odontoiatria33, l’esposto della CAO Cuneo punta a verificare se Previmedical può rifiutare un piano terapeutico anche per motivi clinici e non solo amministrativi. Inoltre la CAO di Cuneo chiede ai giudici di valutare se nei confronti di Previmedical si possano ravvisare gli estremi per una denuncia di esercizio abusivo della professione.

Per la CAO Cuneo Previmendical, formulando considerazioni sul trattamento terapeutico proposto dal clinico, effettua una diagnosi, e senza neppure vedere il paziente. Diagnosi che può essere formulata solo da personale abilitato ed iscritto all’Albo, o da soggetto in possesso di autorizzazione all’esercizio professionale. CAO Cuneo, nell’esposto farebbe notare che, stando alla documentazione presentata dal dentista e dal paziente, l’attività diagnostica sembrerebbe esercitata in prima persona da Previmedical visto che le non sono firmate da clinici consulenti ma da Previmedical stessa.

Inoltre anche se queste diagnosi fossero effettuate da un consulente odontoiatra iscritto all’Albo, si chiede la CAO Cuneo: chi assicura che le diagnosi in questione non siano invece state effettuate da un soggetto non avente i requisiti?

Fonte: odontoiatria33.it


Secondo quanto riportato nell’articolo, si assiste a un’ importante violazione dei diritti dell’individuo: sarà la magistratura a decidere se esista o meno abuso di esercizio della professione, ma è importante notare come , da un lato, l’assicurazione entri pesantemente nella libera scelta del paziente su quali cure eseguire nella propria bocca,  addirittura dovendo accettare piani di trattamento di qualità diversa da quelli cui avrebbe legittimamente diritto e a cui aspira; e come dall’altro, considerando che il paziente non ha alcuna possibilità di scelta dell’ente assicurante, poiché questo viene deciso a livello di contrattazione collettiva, non abbia nemmeno la facoltà di rivolgersi ad un ente diverso, magari più rispondente ai suoi bisogni.
Pippo Renzo