Software che mettono gli impianti e raddrizzano i denti. Strumenti per il dentista o al posto del dentista?

La settimana appena conclusa ci ricorda quale sarà il tema che ci accompagnerà nei prossimi anni, quello della necessità o meno di regolamentare l’utilizzo delle tecnologie in ambito sanitario.La FNOMCeO ha organizzato una interessante due giorni di approfondimento in vista della modifica del codice deontologico (a questo link una bella sintesi fatta dai colleghi di Doctor33), la CAO Nazionale sollecita le Commissioni provinciali a vigilare sulla questione degli allineatori trasparenti, si veda la nostra notizia. 

Abbinare le due iniziative forse è decisamente semplicistico, ma nella pratica le questioni affrontate poco si discostano perché, entrambe, hanno come soluzione principale il rispetto di Etica e Deontologica. Ed infatti l’obiettivo della FNOMCeO è quello di modificare il Codice Deontologico in modo che possa comprendere anche tutti quegli interrogativi che l’intelligenza artificiale pone, sia etici che pratici come le responsabilità. Il più evidente sono i software che inserendo l’anamnesi del paziente indicano le soluzioni terapeutiche ed i farmaci da prescrivere. Di questo ne avevamo parlato con il prof. Luca Pani.  

Ovviamente l’odontoiatra non ne è esente: attraverso una CBCT un software rileva alcune patologie, e sembra anche meglio dell’odontoiatra.

Ma le “macchine” sono strumenti a disposizione del medico, non sostitutive del medico. Però le questioni che si aprono sono moltissime a cominciare se i software di diagnosi verranno resi disponibili ai cittadini. 

Diversa nella sostanza, ma non nella pratica, la questione degli allineatori trasparenti e ci aggiungo io anche quella della pianificazione della riabilitazione implantare che semplifico citando le dime chirurgiche realizzate dai service.
Quanto pone la CAO è indubbiamente legato a casi specifici di aziende che inviano i cittadini reclutati attraverso messaggi pubblicitari che propongo l’allineatore non come lo strumento che consente di curare una malformazione ma come un “oggetto” estetico, a odontoiatri compiacenti solo per rilevare l’impronta digitale. La CAO, giustamente, pone l’attenzione anche su chi effettua il piano terapeutico al computer per l’azienda. 

Andiamo oltre a questo caso che, ricorda la CAO, viola leggi e pone l’odontoiatra che si presta a rilevare l’impronta conto terzi, comunque come unico responsabile nei confronti del paziente. Viola le leggi perché l’allineatore è un dispositivo medico e non cosmetico, che deve essere realizzato su prescrizione dell’odontoiatra abilitato sulla base di una visita ed una diagnosi per curare il singolo paziente. Odontoiatra che deve seguire poi nel tempo il paziente fino al termine della cura. 

Però la tecnologia utilizzata è la stessa a disposizione dell’odontoiatra che rileva l’impronta digitale, effettua una CBCT (nel caso di una indagine per una riabilitazione implantare) e poi invia tutto al service che, in molti casi propone lo spostamento dei denti (nel caso dell’allineatore) o dove inserire gli impianti nel caso della pianificazione implantare che porta poi alla realizzazione di una dima per posizionare l’impianto in quella posizione. 

Il succo di tutto è la parola “propone”. Il service a cui si appoggia l’odontoiatra per pianificare la terapia ortodontica o quella implantare suggerisce, sta all’odontoiatra decidere se quanto proposto è la terapia necessaria per quel paziente ed eventualmente indicare modifiche. 

Così come capita al medico che utilizza i software inserendo i dati rilevati dall’anamnesi (la potremmo paragonare all’impronta digitale) per ricevere una indicazione sulla possibile diagnosi e sulla possibile terapia.  

Ma proposta e indicazioni sono di fatto una diagnosi elaborata da altri e non dal medico, o solo informazioni a disposizione del medico o dell’odontoiatra utili a decidere? 

Il dibattito si chiuderebbe sul nascere ribadendo che questi sono strumenti e alla fine il responsabile è sempre e solo il medico e l’odontoiatra, ma sarebbe profondamente riduttivo. 

Ed infatti FNOMCeO ragiona su come poter meglio regolamentare questo. 

Chi garantisce al paziente che l’odontoiatra valuti con attenzione la proposta di riabilitazione proposta dal service? Nessuno, sta nel suo senso etico.Ma se la sua etica è meno spiccata delle sue legittime ambizioni commerciali, perché di ortodonzia o implantologia ne capisce poco ma con questo strumento può offrire ai propri pazienti cure ortodontiche o implantari senza affidarsi ad un ortodontista o un implantologo?Ma soprattutto, si deve regolamentare chi elabora la “proposta”?
Il computer, un ingegnere, un informatico, possono essere legittimati a farlo oppure è meglio che la “proposta” arrivi solamente da un odontoiatra collaboratore del service?  

Questo è uno dei punti su cui si dovrà dibattere consapevoli che la questione è certamente difficile da normare attraverso leggi. E credo che non basti ricordare che siccome il responsabile è l’odontoiatra che ha preso in carico il paziente, tutto è lecito. 

Potrebbe essere utile, anche per definire le singole responsabilità in tema di contenzioso, decidere che chi “propone” una terapia, chi utilizza nei service uno di quei software per conto di un clinico, sia anche lui un odontoiatra abilitato. Pensare ad una sorta di “referto” firmato, come avviene per l’esame radiologico effettuato non direttamente dall’odontoiatra in studio. E questo potrebbe anche tutelare dal punto di vista medico legale l’odontoiatria che si affida a questi servizi, invece di utilizzarli direttamente.  

E’ necessario e se si, sarebbe sufficiente? 

Dibattito decisamente intrigante.

Fonte: odontoiatria33